La cattedrale di Pisa

Il Duomo di Pisa è al centro di un insieme di monumenti di altissima qualità costruiti su quello che è chiamato il prato dei miracoli, definizione inventata dal poeta Gabriele D'Annunzio che in un suo romanzo del 1910 "Forse che sì, forse che no" egli presenta i due protagonisti che sorvolano Pisa su di un piccolo aereo e rimangono incantati dal prato dei miracoli, da quel momento in poi questa definizione è diventata di uso comune per chiamare la piazza del Duomo di Pisa.
La parola Duomo deriva da domus, casa, ed è uno dei capolavori dell'architettura italiana che ha influenzato nei secoli seguenti un grandissimo numero di interpretazioni e riproposizioni edilizie di chiese e templi di tutta Italia.
Ma nel Medioevo come era chiamato il prato dei miracoli non essendo ancora stata creata la definizione dal poeta D'Annunzio?
Piazza del duomo di Pisa veniva chiamata l'arringo, "arringum maioris ecclesiae" in un documento del 1283.
Il duomo di Pisa venne iniziato nel 1063 da Buscheto grazie alle ricchezze accumulate con la liberazione di Palermo da parte dei pisani insieme ai Normanni, venne consacrato nel 1118 da Papa Gelasio II e finito con la splendida facciata in stile romanico pisano da Rainaldo.
Dalla fondazione del Duomo di Pisa alla sua consacrazione passano più di 50 anni e il cantiere era sempre aperto, dopo Buscheto subentrò l'architetto Rainaldo celebrato anch'esso da un'iscrizione sulla facciata, questi tempi lunghi nella gestione del cantiere hanno generato l'istituzione tipicamente italiana che si chiama Opera del Duomo e che a Pisa ha una straordinaria continuità, dal 1064 ad oggi conosciamo uno per uno i nomi di tutti gli Operai Presidenti dell'Opera Primaziale, a Pisa l'opera del Duomo è chiamata opera Primaziale perchè il Vescovo di Pisa è ancora oggi Primate di Corsica e di Sardegna, altre istituzioni simili sono l'Opera del Duomo di Siena, di Firenze, di Orvieto, di San Pietro, sono tutte istituzioni che presuppongono un cantiere aperto molto lungo.
Se confrontiamo le Cattedrali delle quattro Repubbliche Marinare, il confronto è molto interessante perchè ad Amalfi la cattedrale fu sempre solo del Vescovo, mai del Comune, a Venezia San Marco non era la Cattedrale, lo è diventata dopo la caduta della Repubblica, in origine era la cappella del Doge, a Pisa il Vescovo e il Capitolo erano molto deboli di fronte al Comune che prese in carico il compito di gestire la costruzione della Cattedrale e di tutti i monumenti di piazza dei miracoli e l'Opera della Primaziale è una magistratura più vicina al Comune che al Vescovo, situazione ereditata fino ai giorni nostri perchè anche ora il consiglio di amministrazione dell'Opera della Primaziale a Pisa ha 7 membri nominati in maggioranza dell'erede del Comune Medievale che è il Ministero dell'Interno ed è proprio il Ministro dell'Interno della Repubblica Italiana che singolarmente nomina 5 membri su 7; totalmente diversa la situazione a Genova dove la Repubblica prese direttamente in carico il cantiere della Cattedrale ed un Ufficio simile all'Opera del Duomo non è mai esistito, però nessuna cattedrale italiana fu altrettanto legata al potere civile come San Lorenzo dove si svolsero per secoli le riunioni delle Magistrature comunali e le Concioni di popolo (pubbliche assemblee).

La facciata del Duomo di Pisa si presenta con un ordine inferiore di arcate su pilastri a coppie, sopra quattro ordini di loggette si staccano dalla parete aperta da monofore, bifore e trifore.
Sempre sulla facciata c'è una straordinaria quantità di iscrizioni in latino, molto rara per l'epoca e dichiarano con l'intento di parlare non solo ai pisani dell'epoca ma a tutti i visitatori dei secoli futuri, sono presenti i dati essenziali della fondazione della cattedrale e celebrano tre vittorie dei pisani sugli arabi poco dopo l'anno mille in un'epigrafe sulla sinistra della facciata del Duomo di Pisa.
Inoltre è presente l'iscrizione funeraria di una regina araba di Maiorca catturata dai pisani e morta a Pisa, un'altra iscrizione celebra la vittoria dei pisani sugli arabi a Palermo nel 1063 e ricorda che i pisani vi parteciparono in massa senza distinzione di classe sociale:

"pisani cives omnes maiores medii pariterque minores"
Duomo di Pisa iscrizione pisani cives omnes maiores medii pariterque minores
E proprio con il bottino di quella vittoria venne innalzata per volere del Comune la cattedrale, una costruzione religiosa innalzata con il bottino di una guerra per volere di un'entità civile come il Comune.
Un'altra epigrafe dice che la chiesa fu costruita dai suoi cittadini al tempo del vescovo Guido che morì nel 1076, dunque la domus del Vescovo e la casa di Dio e della Vergine a cui è dedicata, è in prima analisi un monumento che celebra la città e i suoi cittadini e ad essi prima di tutto appartiene.
La letteratura dell'epoca ed i poeti del XII secolo, ingigantivano in modo epico i meriti di Pisa nella lotta contro i Musulmani fino ad arrivare a sostenere che Pisa era la sola vera erede dell'antica Roma, una "altera Roma", destinata a rinnovarne le glorie, questa pretesa contribuisce a spiegare come mai intorno al Duomo di Pisa vennero collocati centinaia di marmi di spoglio dell'antica Roma, dai capitelli alle iscrizioni su marmo, trasportati con enormi spese da Roma e da Ostia, oggetti pesantissimi e giganteschi come un fregio con delfini del Tempio di Nettuno dietro al Pantheon di Roma, l'altra parte è sempre presente e visibile nel tempio di Nettuno a Roma, sono presenti anche un centinaio di capitelli romani tra cui uno alto quanto una persona proveniente dalle Terme di Caracalla, un grande vaso chiamato il talento di Cesare Imperatore in cui si pensava che gli imperatori romani misurassero il quantitativo di tributi dei loro popoli assoggettati; un'urna totalmente in porfido che è attualmente la più grande conservata di tutta l'antichità classica con sotto la scritta "dalla prima crociata" si riteneva che fosse uno dei vasi delle "Nozze di Cana" ed infine una testa di "Ares borghese" 130-150 d.C. che i pisani si vantavano di aver portato via come bottino di guerra ai genovesi.
Sulla sinistra della facciata del Duomo di Pisa, è presente un sarcofago romano strigilato nel quale venne sepolto l'architetto del Duomo di Pisa, Buscheto, e le iscrizioni in versi dicono: colui che aveva saputo fare la chiesa così bella, paragonandolo per ingegno ad Ulisse e e per abilità a Dedalo, l'archetipo degli architetti nella cultura greca e conclude esaltando la bellezza della chiesa
"Non habet exemplum niveo de marmore templum. Quod fit Busketi prorsus ab ingenio"
"non ha termini di paragone questo tempio di candido marmo".
Duomo di Pisa non habet exemplum niveo de marmore templum
La sepoltura di un architetto in un luogo così solenne non ha alcun precedente e arricchisce l'orizzone di una civiltà Comunale intensamente consapevole di sè, potremmo dire laicamente se non fossimo sulla facciata del Duomo di Pisa.

Nell'angolo privilegiato, quello rivolto verso la città e verso la torre, l'angolo da cui entravano i magistrati che venivano dal palazzo comunale, che è l'attuale palazzo della Carovana sede della Scuola Normale (unico caso italiano di palazzo comunale che si è trasformato poi in una istituzione universitaria), in questo angolo c'era una grande concentrazione di inserti ed oggetti molto importanti, ora meno visibili perchè alcuni oggetti sono stati portati nel museo dell'Opera del Duomo di Pisa.
Erano presenti il "Talento di Cesare Imperatore" di cui abbiamo parlato, un sarcofago romano con il "mito di Fedra" del 180 d.C. circa, con cui la Contessa Matilde di Canossa fece seppellire la madre Beatrice, ora spostato nel Camposanto monumentale; sullo stipite della finestra adiacente al portale, troviamo tutt'ora un rilievo romano antico con scena marittima del II secolo d.C. che rappresenta il porto di Ostia con il faro e due navi; nell'angolo che guarda la torre, due iscrizioni Imperiali romane del 140 d.C. circa portate da Roma.
Sui loggiati esterni dell'abside troviamo due colonne di porfido evidenti perchè scure rispetto alle altre in marmo bianco; su di una mensola era presente anche la testa di "Ares borghese" strappata come bottino di guerra a Genova ed orsa conservata nel Camposanto monumentale, ed infine sopra il tetto dell'abside al di sopra di una colonna un grande Grifone di bronzo di arte islamica del XI secolo, un trofeo di guerra della conquista delle isole Baleari ornato di una preziosa iscrizione in caratteri cufici (scrittura araba più antica VII°-X° sec.).
Il Duomo di Pisa, costruito con il bottino di guerra strappato agli arabi, deve molto alla cultura araba, la sua architettura risente di una forte osmosi culturale con l'oriente islamico, la stessa idea di avvolgere il corpo della chiesa con un paramento in pietra zebrato, le classiche striscie orizzontali più scure in marmo che caratterizzano tutto lo stile romanico pisano è stato da molti paragonato con dei precedenti in alcune moschee tra cui quella di Cordoba, anche per le arcate cieche con losanghe sotto che avvolge tutto l'esterno del Duomo di Pisa sono stati ravvisati dei precedenti islamici, la stessa decorazione ricorrerà anche in tutto lo stile pisano sia in Sardegna che in Corsica.

Duomo di Pisa decorazione gargoyle
Duomo di Pisa decorazione araba

Per quanto riguarda l'interno della Cattedrale, per l'epoca era un'assoluta novità la moltitudine di colonne in uno spazio molto ampio che suddividono il corpo longitudinale in 5 navate dove i bracci del transetto sono a pianta basilicale e hanno due facciate interne.
Sul corpo centrale interno il transetto e la navata principale si innestano l'uno sull'altra e all'incrocio creano un vano rettangolare con una splendida pavimentazione marmorea finemente decorata e una cupola a pianta ellittica, la struttura ad estradosso esterno della cupola senza che si innesti su di un tiburio ricorda ancora una volta la moschea di Cordoba.
Ma il Duomo di Pisa ha anche dei singoli oggetti islamici, come molti capitelli arabi della seconda metà del X secolo tra cui uno firmato proveniente sicuramente dalla moschea di Cordoba.
Il Duomo di Pisa ha tre portali le cui ante bronzee furono distrutte da un incendio nel 1595 e successivamente ricostruite, nel portale maggiore possiamo ammirare "Storie della Vergine", negli altri due, "Storie del redentore".
Sulla sommità della facciata c'è una statua della Madonna realizzata da Andrea Pisano.

I lati interni del Duomo di Pisa sono circondati da eleganti tarsìe marmoree e rosoni ornamentali di fantasia arabeggiante, la porta laterale che si affaccia sulla torre pendente, che in realtà è la porta utilizzata quotidianamente per accedere al Duomo è chiamata Porta di San Ranieri, le ante di bronzo del 1180 sono un capolavoro di Bonanno Pisano, e raffigurano Storie della vita del Redentore, sopra la porta è situata una lunetta con Madonna col Bambino e due Angeli di Andrea di Francesco Guardi.
La porta di San Ranieri è firmata da Bonanno Pisano autore probabilmente anche della torre di Pisa come ci racconta il Vasari nella sua opera "Le Vite" del 1568:

"E il sopra detto Bonanno, mentre si faceva il detto campanile, fece l'anno 1180 la porta reale di bronzo del detto Duomo di Pisa, nella quale si veggiono queste lettere: Ego Bonannus Pis. mea arte hanc portam uno anno perfeci tempore Benedicti operarii".
L'abside ripete la decorazione della facciata con due ordini di logge e archi sottostanti, l'interno è a cinque navate con matroneo a loggette sopra la navata centrale, sorretto da grosse colonne in granito con capitelli.
Il soffitto ha un imponente decorazione lignea a cassettoni, è stato ricostruito fedelmente al disegno di Raffo Pagni dopo l'incendio del 1595, lungo i due lati della chiesa sono presenti vari altari in marmo di Stagio Stagi, Perin del Vaga, Sogliani e Lorenzi alternati da dipinti settecenteschi.
Nel Transetto è presente anche la tomba di Arrigo VII imperatore ghibellino a cui Pisa era fedele, opera di Tino da Camaino e sempre dal transetto lato destro si accede alla sagrestia dove era conservato il tesoro del Duomo: stoffe antiche preziosissime, reliquiari, codici miniati di epoca medievale ed una splendida statuetta in avorio realizzata da Giovanni Pisano (ora conservati nel museo dell'Opera del Duomo).
La cupola del Duomo poggia su grandi archi acuti di tipo arabo ed è a forma ellissoidale, dietro la cupola c'è il presbiterio ed un reggicandelabro in bronzo del Giambologna, sopra all'abside un grande mosaico con il Redentore tra la Vergine e San Giovanni, ultima grande opera del Cimabue e della sua scuola prima di morire nel 1302.
L'abside del Duomo di Pisa è una vera e propria galleria d'arte trecentesca, vi troviamo opere di Beccafumi, S. Cosini (scuola di Michelangelo), Sogliani, tele di Manetti, Lomi, Rosselli, Riminaldi, Biliverti, Passignano, al centro troviamo un grandissimo lampadario in bronzo, impropriamente detto "Lampada di Galileo".

Duomo di Pisa decorazione porta
Duomo di Pisa anno giubilare

Il pulpito di Giovanni Pisano

Alla base del pilastro sinistro della cupola del Duomo di Pisa troviamo il Pulpito di Giovanni Pisano, uno dei capolavori della scultura medievale di tutta Europa, creato tra il 1302 e il 1310, è a pianta esagonale, sorretto da colonne, leoni stilofori e statue con capitelli scolpiti raffiguranti le Sibille e nelle mensole laterali Evangelisti e Profeti.
I pannelli raffigurano la Natività del Battista, l'Annunciazione, la Visitazione, la Natività di Gesù e annuncio ai pastori, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio e fugain Egitto, Strage degli innocenti, Il bacio di Giuda e la Passione, Crocifissione, Gli Eletti, i Dannati.
Un'opera di bellezza classica, complessa e ricca opera di scultura di grande forza drammatica, ispirata anche alla natura, riguarda gli avvenimenti che precedettero e seguirono la nascita di Cristo, fino al Giudizio Universale.
Il pulpito, era stato smontato e riposto nei depositi nel XVII secolo, venne ripristinato e ricollocato nella cattedrale nel 1926, il celebre pulpito aveva resistito al grande incendio del Duomo del 25 ottobre 1596, durante il quale non riportò alcun danno di rilievo, ma i lavori per il riordinamento dell'edificio resero necessaria la rimozione del pergamo che avvenne tra il 1599 e il 1601.
L'opera perciò fu smontata e le diverse parti furono collocate nel Camposanto Monumentale e nei magazzini dell'Opera del Duomo per essere ricollocato al suo posto all'interno del Duomo di Pisa solo nel 1926.